Facebook, Twitter, feed RSS, mash-up, wiki, podcast medici, medical blogger, online health communities, oltre a tutti i continui aggiornamenti di google, il motore di ricerca sul web dove riguardano la salute il 5% di tutte le ricerche, che nel 2012 sono state nel mondo 1,2 trilioni in 146 lingue: i Social Media invadono il mondo della medicina e trasformano la comunicazione, l’assistenza e la formazione. Se ne è parlato al Circolo della Stampa di Milano in occasione dell’ incontro-dibattito “Web 2.0 e Medicina”, con il patrocinio di UNAMSI, GSA e Assodigitale.
La rivoluzione della comunicazione non poteva non riguardare anche il settore medico, visto che, secondo l’ultimo rapporto Censis, il 62% degli Italiani oggi usa Internet per ogni tipo di ricerca, mentre gli iscritti a facebook (che nel mondo ha oltre un miliardo di utilizzatori) sono il 66% degli internauti e il 41% di tutti gli italiani. Così il numero di utenti di you tube è il 61% degli internauti e il 38,3% degli italiani, in un mondo dove ormai l’81,8% dei nostri connazionali possiede un telefono cellulare, che nel 27% dei casi è uno smartphone, con possibile connessione ad Internet.
Ed è da questo scenario che si muove il libro ‘Web 2.0 e social media in medicina’ (Il Pensiero Scientifico Editore), presentato all’incontro milanese da Eugenio Santoro, responsabile del Laboratorio di Informatica Medica dell’Istituto Mario Negri di Milano. ”Si stanno affermando all’estero, e cominciano a farlo anche in Italia – spiega Santoro – social network dedicati, nei quali medici appartenenti a una stessa community possono scambiarsi informazioni sui casi clinici, cercare consigli per effettuare una diagnosi e condividere le proprie conoscenze; ai quali si contrappongono social network di pazienti e cittadini pronti a sfruttare le potenzialità del mezzo per creare una massa critica, condividere le proprie storie, giudicare i medici e strutture sanitarie e gestire/condividere i propri dati sanitari”.
Se facebook è più utilizzato per stringere amicizie e fare conoscenze sul web (ma anche per presentare iniziative mediche e congressi a un grande numero di soggetti) – spiega l’esperto del Mario Negri – twitter è più adatto per collegarsi con le grandi riviste medico-scientifiche (ma anche per ‘postare’ brevi commenti). E’ interessante utilizzare i feed RSS per avere report sempre aggiornati da una ben precisa fonte (”non rincorrere quindi le notizie, ma lasciare che le notizie ti raggiungano in ogni momento”), e ancora di più impostare un mash-up, affinché notizie aggiornate di diverse fonti arrivino sul pc già raggruppate in un unico contenitore. Senza parlare poi dei filmati (podcast medici) o dei medical blogger, con cui i medici possono parlare a colleghi e a pazienti.
Naturalmente, Internet – osserva Jacopo Cricelli, direttore generale di Genomedics, azienda specializzata in ricerche epidemiologiche e applicazioni software per la Sanità e la Medicina Generale – deve essere utilizzato con responsabilità e prudenza: chiunque può mettere in rete qualunque tipo di informazione, non necessariamente corretta, cosa che può essere pericolosa soprattutto quando riguarda la salute. Quindi, apertura alla rete e ottimismo per le formidabili possibilità che offre e assoluta fiducia nel futuro, ma a patto di avere un popolo di internauti maturo, ben informato e consapevole dei pericoli in cui si può incorrere, pronto a controllare col proprio medico ogni informazione ‘sospetta’.
Ma c’è un altro versante in cui l’informazione digitale può essere utile alla salute dei cittadini, quello dei cosiddetti gadget, dal minuscolo contapassi per mantenere la forma fisica al glucometro per misurarsi la glicemia attraverso la saliva, al braccialetto che fornisce il tracciato del sonno e ti fa svegliare bene, perché attiva la vibrazione solo alla fine del sonno rem. Ne parla Michele Ficara, Presidente di Assodigitale, l’associazione italiana degli operatori media digitali, il quale definisce però come ”un’occasione perduta per l’Italia”, quella del decreto del governo sulla cosiddetta ‘Agenda Digitale’.
Secondo Ficara, le norme approvate, che avrebbero dovuto fare del nostro Paese un luogo nel quale l’innovazione rappresenti un fattore strutturale di crescita sostenibile e di rafforzamento della competitività delle imprese, in realtà fallirebbero l’obiettivo.
”Sono stati cancellati – osserva il presidente di Assodigitale – l’alfabetizzazione digitale, il commercio elettronico, la ‘fibra’ dei cittadini, quasi nulli i vantaggi per le startup innovative e gli incentivi alla crescita. Tutto questo – conclude – a causa di un decreto troppo eterogeneo e di un percorso parlamentare che non ha consentito l’adeguata discussione per un provvedimento di importanza fondamentale per il futuro del nostro Paese”.