Il caso Ilaria Capua: una vergogna italiana

La grande scienziata padovana, dopo accuse devastanti per una ‘presunta cessione illecita di virus a case farmaceutiche’, dopo essere stata sottoposta a gogna mediatica e politica, viene completamente prosciolta dal Gip. Ora è lei a dimettersi da deputata e va negli Usa a dirigere un Centro di eccellenza all’Università della Florida

MILANO – Ilaria Capua, completamente prosciolta da accuse infamanti si è dimessa da parlamentare. Era stata coinvolta in un’inchiesta della Procura di Roma su una presunta cessione illecita di virus ad aziende farmaceutiche. I reati ipotizzati erano gravissimi: ricettazione, somministrazione di medicinali in modo pericoloso, corruzione, zoonosi ed epidemia. A due anni di distanza il Gip l’ha prosciolta completamente “perché il fatto non sussiste”. Ma la devastante campagna mediatica e politica che l’ha colpita, prima ancora che i reati di cui era accusata venissero accertati, segna ancora una volta quella che a buon diritto possiamo definire ‘una vergogna italiana’. E il Paese perde così una grande scienziata che il mondo ci invidia, e che ha accettato l’incarico di dirigere un grande Centro ricerche negli Stati Uniti.

Ilaria Capua è una vecchia conoscenza dell’UNAMSI
Il 30 ottobre 2009 UNAMSI le consegna, nel corso di una cerimonia all’Università Ca’ Foscari di Venezia il ‘Premio Grande Ippocrate’ con questa motivazione: “Per aver saputo coniugare l’importante e complessa attività di ricercatrice, responsabile dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie di Legnaro (Padova), con un costante duplice impegno: nella comunicazione dei dati scientifici e nella divulgazione al grande pubblico delle conoscenze sui virus animali e sulle gravi conseguenze derivanti dalla loro trasmissione all’uomo. La dottoressa Capua, che ha condotto e vinto una strenua battaglia per garantire a tutta la comunità scientifica internazionale il libero accesso alle sequenze dei geni dei virus influenzali, ha infatti sempre dimostrato disponibilità nei confronti dei rappresentanti dei media e attenzione alle loro esigenze”.
Nel 2012 è ‘Grande Ufficiale – Ordine al Merito della Repubblica Italiana’, nel 2013 viene eletta alla camera dei Deputati. Ha al suo attivo ben nove tra i massimi premi del mondo internazionale della ricerca, tra cui quello della rivista americana Seeds, che la identifica tra le cinque ‘Revolutionary Mind’ a livello mondiale.

L’inchiesta, la gogna mediatica, la richiesta di dimissioni da deputata
Tutto questo non basta a concederle almeno il beneficio del dubbio, quando, nel 2015 viene accusata di reati infamanti, assolutamente in contrasto con tutta la sua storia di ricercatrice. C’è un’inchiesta in corso, i reati che le vengono attribuiti devono essere ancora provati. Infatti Ilaria Capua riceve quello che non a caso si chiama ‘avviso di garanzia’, con cui gli inquirenti la avvertono che si sta indagando su di lei per reati che devono essere ancora provati.
Eppure un settimanale non ci pensa un attimo a ‘sbattere il mostro in prima pagina’ associandola a una banda di ‘trafficanti di virus’. Lei che aveva isolato per prima il virus dell’aviaria in Africa e che, a dispetto delle pressanti richieste dell’OMS aveva “condotto e vinto – come riferisce appunto la motivazione del ‘Grande Ippocrate’ – una strenua battaglia per garantire a tutta la comunità scientifica internazionale il libero accesso alle sequenze dei geni dei virus influenzali”.
All’epoca del Premio Ippocrate, quando le viene offerto un ben remunerato (soprattutto professionalmente) lavoro di ricerca negli States, Ilaria Capua rinuncia: decide che può essere utile qui, e nel 2013 anche per questo motivo accetta la candidatura alle elezioni politiche, perché dallo scranno di Montecitorio può dare una mano allo sviluppo della ricerca, imprescindibile per la crescita del suo Paese.
Ma tutto questo non conta: conta invece accanirsi contro una scienziata, rappresentante di una categoria che in Italia sembra non essere particolarmente amata. E a rendere ancor più appetibile la notizia è il fatto che essa sia deputata al Parlamento italiano. Qui i suoi colleghi del ‘Movimento 5 Stelle’ nel 2015, non ci pensano un attimo, dopo una pesante campagna mediatica, ad accusarla in aula e a chiederne a gran voce le dimissioni.

Nel luglio scorso il proscioglimento. Ora è lei che si dimette e se ne va negli USA
Peccato che l’estate scorsa, a luglio, la ricercatrice viene scagionata dal Gip di Verona ‘perché il fatto non sussiste’. Pienamente prosciolta, dunque. Quasi a dire: “Abbiamo scherzato”. Due anni in cui l’immagine di una grande scienziata viene devastata, finisce nel nulla.
Ma a maggio scorso è lei che chiede di potersi dimettere dal Parlamento e la domanda è andata in discussione il 28 settembre.
Il suo ultimo intervento da deputata è stato duro e determinato: “E’ stato per me un incubo senza confini ed una violenza – ha detto, secondo il reportage dell’ANSA – che non solo mi ha segnata per sempre, ma che ha coinvolto e stravolto anche la mia famiglia”. L’incredibile storia, ha aggiunto, ha minato la sua credibilità di parlamentare e l’ha convinta a lasciare l’attività alla Camera per tornare alla ricerca. Ora dirige il Centro di eccellenza dell’Università della Florida dedicato all’approccio ‘One Health’, che unifica i temi della salute umana, animale e ambientale: è quello che la ricercatrice aveva sempre sognato di fare e avrebbe voluto realizzare in Italia.
La sua grinta è la stessa di sempre: “Una donna di scienza nel quale questo Paese e l’Europa hanno investito – ha detto Capua – ha il dovere di non fermarsi. Ha il dovere di continuare a condurre le proprie ricerche nonostante tutto, perché la scienza è di tutti ed è strumento essenziale per il progresso”. Tornare sui suoi passi ormai non è più possibile: “Ora che è finita – ha detto riferendosi al proscioglimento – potrei tornare indietro, ma vi dico la verità, non me la sento. Devo recuperare forze, lucidità e serenità, devo lenire la sofferenza che e’ stata provocata a mia figlia e a mio marito. Devo recuperare soprattutto fiducia in me stessa, appunto perché voglio usare al meglio il tempo che ho a disposizione”. Preferisce quindi tornare al suo posto, “a fare quello che so fare meglio, all’estero, ma sempre con lo sguardo rivolto verso l’Italia”. Nonostante tutto, in quell’ultima frase, traspare ancora l’amore per il suo Paese. Nonostante il Parlamento abbia trattato anche quest’ultimo passo, quello delle dimissioni, “come fosse – ha scritto Pierluigi Battista sul Corriere della Sera – una noiosa incombenza da sbrigare in fretta…”