Miglino: presente e futuro nei programmi di Unamsi

A poco più di un anno dalla nomina, abbiamo incontrato il Presidente Unamsi, Nicola Miglino, per un bilancio dell’attività e uno sguardo ai prossimi impegni.

Nicola, a un anno dalla tua elezione a presidente Unamsi, qual è il bilancio della tua gestione?
Siamo molto soddisfatti. Abbiamo organizzato ben 4 corsi per i colleghi come ente terzo formatore, con altrettanti partner di grande prestigio come l’Istituto Mario Negri di Milano, l’Iit di Genova, il Bambino Gesù di Roma e l’Istituto neurologico Besta di Milano. Parliamo di circa 200 partecipanti per un totale di 12 crediti erogati. È stato, inoltre, rivisto e aggiornato lo Statuto, per consentire una fisionomia diversa e più dinamica alla nostra Associazione. Proprio di recente, infine, abbiamo costituito un comitato scientifico di prim’ordine, con alcuni dei più autorevoli scienziati e rappresentanti istituzionali del nostro Paese che ci aiuteranno a sviluppare idee e iniziative volte a favorire la circolazione di una informazione biomedica corretta e basata sulle evidenze scientifiche.

Sei succeduto a Franco Marchetti che ha guidato l’Associazione per due mandati tracciando delle linee importanti anche in termini strategici. Come hai interpretato il lavoro di Franco e del Consiglio uscente?
Le ultime elezioni hanno confermato in toto la compagine che ha guidato Unamsi in questi ultimi 2 anni, segno evidente della fiducia riposta dai soci nel nostro operato. Franco si è adoperato molto per le modifiche statutarie, giunte solo di recente a compimento. Sembra un aspetto squisitamente burocratico, ma ha richiesto grande sacrificio in termini di tempo e attenzioni. Proprio il nuovo statuto, infatti, sarà lo strumento che guiderà i prossimi passi verso un maggior riconoscimento istituzionale di Unamsi. Lasciami ringraziare Franco e il consiglio tutto: vorrei non si dimenticasse mai che operiamo tutti con spirito volontaristico, dedicando all’Associazione tempo sacrificato ad altro. Vedo, però, che tutti lo fanno con entusiasmo e passione, ingredienti senza i quali nessun buon risultato sarebbe possibile.

Il processo di sostegno per una presenza culturale e di servizio di Unamsi ha avuto, tra gli altri, un riconoscimento importante con l’entrata a far parte della nostraAssociazione tra gli enti formatori riconosciuti dall’ordine dei giornalisti. Cosa ha significato questa attribuzione in termini politici e pratici?
Avevamo un obiettivo, ovvero cominciare a erogare corsi in forma gratuita per i colleghi, affiancandoci a partner di indiscussa qualità. Proprio da loro abbiamo ricevuto grande riscontro. Nella maggior parte dei casi si trattava di realtà con le quali non avevamo mai avuto occasione di collaborare, ma le loro porte si sono aperte immediatamente alla richiesta di unirsi a noi per programmi di formazione rivolti ai media. Questo ci ha resi orgogliosi del cammino fatto sin qui da Unamsi: la nostra reputazionesi è confermata altissima.

La comunicazione medico scientifica, nonostante gli sforzi della nostra Associazion,e non sempre viene compresa o gestita con quelle modalità di trasparenza che auspichiamo. Come credi si possa migliorare questo importante ambito della nostra attività?

La cultura scientifica, in Italia è, purtroppo, piuttosto scadente. Lo si è visto con il Covid, per esempio: tutti pretendevano risposte e soluzioni immediate di fronte a un evento epocale e per certi versi inspiegabile, senza comprendere che in medicina, prima di procedere a interventi, sono necessarie evidenze di efficacia che quasi sempre non si producono nei tempi che noi auspichiamo. Quando poi è capitato il miracolo, ovvero una ricerca che in 12 mesi ha prodotto un vaccino determinante per farci uscire dall’emergenza, ne è stata messa in discussione l’efficacia, con risse da bar, purtroppo anche con la complicità dei media. Dobbiamo impegnarci per far comprendere meglio, a cittadini e colleghi, qual è il percorso segnato dal metodo scientifico. Bisogna fidarsi: è rigoroso e a tutela di tutti noi. Eventuali ombre vanno monitorate, denunciate e perseguite, ma non possono mettere a rischio risultati destinati a migliorare la nostra qualità di vita.

Quali sono le finalità che presiedono la costituzione di un comitato scientifico di Unamsi del quale fanno parte prestigiosi studiosi e scienziati?
Non abbiamo puntato a una compagine squisitamente formale, fatta solo di grandi nomi e poco operativa. L’idea è di mettere assieme menti illuminate con due obiettivi condivisi. Da una parte, proporre iniziative che supportino un’informazione medico-scientifica rigorosa, basata sui dati della ricerca, utile ai cittadini per preservare la salute con stili di vita corretti o affrontare percorsi di malattia con maggiore consapevolezza. Dall’altra, tenere acceso un dibattito a tutela del nostro Servizio sanitario nazionale, un tesoro che stiamo colpevolmente dissipando.

Vogliamo ricordare a chi ci legge le personalità coinvolte nel Comitato?
Sono con noi Adriana Albini, Istituto Europeo di Oncologia (Mi), Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe, Silvio Garattini, Presidente dell’Istituto Mario Negri di Milano, Anna Lisa Mandorino, Segretario generale di Cittadinanzattiva, Alberto Mantovani, Direttore scientifico Irccs Ist. Clinico Humanitas, Rozzano (Mi) e Stefano Vella, Università Cattolica, Roma

La crescita dell’Associazione si misura anche attraverso l’ingresso di nuovi iscritti. Quali sono le iniziative che Unamsi metterà in campo per attrarre giornalisti, in particolare quelli più giovani, che vogliono far parte della nostra Associazione?
Tocchi un argomento delicato, ovvero quanto la professione giornalistica sia oggi ancora di stimolo per le giovani generazioni. Precarietà, retribuzioni spesso da fame, orari impossibili, sono ormai realtà che portano tanti ragazzi a rinunciare a questo tipo di carriera. Un contraccolpo anche nel nostro settore che, purtroppo, sta invecchiando e non trova ricambio generazionale. Dico ai più giovani di avvicinarsi a Unamsi, non soltanto per le opportunità di una crescita professionale, ma anche per far valere le istanze di una categoria specializzata a così forte valenza sociale. Una delle nostre priorità è riattivare le borse di studio per giovani laureati in discipline biomediche da avviare alla professione giornalistica: ci piacerebbe, su questo, un aiuto anche da parte dell’industria, come accaduto tempo fa con Bracco e Sanofi, grazie alle quali diversi giovani del tempo sono diventati tra i più qualificati professionisti nel nostro settore.

Quali saranno le iniziative che vedranno impegnata l’Associazione nei prossimi mesi?
Abbiamo appena firmato un protocollo d’intesa con il dipartimento di Sanità pubblica e Malattie infettive dell’Università La Sapienza di Roma, che porterà a un primo corso di formazione comune. A breve daremo vita al nostro quinto corso di formazione, in cui metteremo al centro il ruolo prezioso del Servizio sanitario nazionale. A novembre, è fissato il primo incontro del Comitato scientifico per definire le linee-guida operative del 2024. A breve, contatteremo Farmindustria per raccontare la nostra storia e presentare le nostre idee, partendo dal presupposto che sia interesse di tutti i protagonisti del settore favorire una corretta informazione su temi di salute. Insomma c’è tanto da fare e l’invito ai soci è di continuare a stimolarci con proposte e suggerimenti.