E’ la fotografia scattata dal Rapporto 2015 dell’Italian Barometer Diabetes. Nel mirino la pianificazione urbana: dove c’è meno verde e scarsità di mezzi di trasporto, la gente non fa sport e si muove in macchina
ROMA – Poco meno del 60% dei maschi italiani al di sopra dei 20 anni è sovrappeso; fra le donne nella stessa fascia di età il dato supera leggermente il 40%; la percentuale risulta del 30% nei ragazzi al di sotto dei 20 anni e di poco inferiore al 20% nelle ragazze.
In totale, più di 27 milioni di individui sovrappeso o obesi: secondo l’ISTAT dal 2001 al 2010 quelli in sovrappeso sono cresciuti di circa 2 milioni e gli obesi di oltre 1 milione. E’ una situazione allarmante, poiché l’obesità è causa di aumentato rischio di diabete di tipo 2, ed è determinata, paradossalmente, dalla modernizzazione degli stili di vita, misurata dagli americani attraverso un indice che tiene conto di diversi oggetti simbolo di progresso (e di sedentarietà).
Lo fa rilevare l’Italian Barometer Diabetes Report 2015, dal titolo “Il management dell’obesità e del diabete di tipo 2: le sfide da vincere”, un documento pubblicato annualmente con l’obiettivo di attivare il confronto e le riflessioni istituzionali sui grandi temi che riguardano il diabete e l’obesità, sulle grandi sfide che queste patologie comportano in termini di sostenibilità e accesso alle cure.
Una di queste grandi sfide coinvolge la pianificazione urbana, poiché laddove il territorio è caratterizzato da grandi spazi verdi adatti all’attività fisica, gli abitanti sono più in salute, meno soggetti a malattie metaboliche e cardiovascolari; al contrario, la mancanza di servizi pubblici incentiva l’uso dell’auto privata, la sedentarietà e in definitiva stili di vita meno sani.
L’obesità fa aumentare di 10 volte il rischio-diabete
Stili di vita che, con sovrappeso e obesità, come sottolinea il Rapporto, rappresentano la causa principale del diabete di tipo 2: il rischio è 10 volte più elevato. Non stupisce quindi che obesità e diabete vadano di pari passo. In Italia oggi sono 3,6 milioni le persone diabetiche, di cui oltre il 90% con diabete di tipo 2, pari al 6,2% della popolazione. A queste va aggiunta una quota di persone che, pur avendo la malattia, non ne è a conoscenza: si stima che su ogni tre con diabete noto, una ha un diabete non diagnosticato. Inoltre, per ogni persona con diabete noto, almeno un’altra è ad alto rischio di svilupparlo perché affetta da ridotta tolleranza al glucosio o alterata glicemia a digiuno.
Questo fa sì che in Italia oggi siano quasi 5 milioni le persone con diabete, cui si aggiungono 3,6 milioni ad alto rischio di svilupparlo, per un totale di circa 8,5 milioni: quasi un italiano su 7.
“Ancora troppo spesso si considera l’obesità una condizione estetica e non una vera e propria malattia – commenta Paolo Sbraccia, Presidente SIO (Società italiana dell’obesità) – causa, in primis, di aumentato rischio di diabete di tipo 2, quindi di malattie cardiovascolari e di alcune forme di tumore. Essere sovrappeso od obesi – aggiunge – riduce il benessere psicologico, determina un impatto negativo sulla funzionalità fisica, con diminuzione della capacità di compiere anche le più semplici attività quotidiane, e sulla funzionalità sociale, con depressione e cattiva qualità di vita”.
Il Rapporto dell’Italian Barometer Diabetes, chiarisce il curatore Domenico Cucinotta, Past President dell’Associazione medici diabetologi (AMD) si propone di esaminare, con il contributo di personalità istituzionali ed esperti del settore, l’obesità nelle sue varie sfaccettature epidemiologiche, cliniche e sociali. “Nella convinzione che la stretta sinergia tra autorità regolatorie e mondo della ricerca e della clinica sia un requisito indispensabile per attuare un efficace intervento di prevenzione dell’obesità e del diabete mellito, necessario per arginare il fenomeno”.
Colpa della ‘modernità’
Alla base del problema sta infatti, paradossalmente, il progresso tecnologico e sociale, con i conseguenti cambiamenti di stile di vita. Spiega Cucinotta: “Ricercatori nordamericani hanno messo a punto un indice, il ‘modernization index’, un predittore dello sviluppo di obesità e di diabete nelle popolazioni a rischio”. Viene calcolato in base al tipo e al numero di alcuni oggetti-simbolo della moderna vita quotidiana: ad esempio, frigorifero, telefono, televisore, automobile, lavatrice, cellulare, internet e lettore DVD.
Secondo Walter Ricciardi, Presidente dell’Istituto superiore di sanità, una corretta pianificazione urbana, che preveda aree verdi per l’attività fisica, svolge un ruolo importante nel limitare la diffusione delle malattie croniche. Gli abitanti delle città risultano infatti più attivi quando sono circondati da ambienti percepiti come sicuri, gradevoli e dotati di spazi verdi capaci di incentivare il movimento, con impatto positivo su riduzione del rischio cardiovascolare e aumento della longevità. Al contrario, “l’assenza di servizi di base raggiungibili incentiva – conferma Ricciardi – l’utilizzo dei veicoli privati, generando una dipendenza da auto e motoveicoli che impatta negativamente sul benessere psicologico e sociale della persona, sul traffico e sul livello di inquinamento atmosferico e acustico”.