Dracula Terapia? Facciamo chiarezza

Il ‘Centro Nazionale Sangue’ fa informazione sulla nuova frontiera della medicina estetica

ROMA – Attenzione alla ‘Terapia di Dracula’, recentemente pubblicizzata come nuova frontiera della medicina estetica. I titoli dei giornali sono molto suggestivi ma l’immagine del sanguinario Conte Vlad scaturito dalla fantasia dell’irlandese Bram Stoker nel 1897 evoca una certa filmografia del secolo scorso, colpisce la fantasia di tante lettrici e rischia di rendere banale una pratica che banale non è.

In realtà ”l’utilizzo del concentrato piastrinico (PRP – plasma ricco di piastrine) per uso non trasfusionale, in particolare nella medicina rigenerativa o in dermatologia” è una pratica scientificamente descritta e ”ormai consolidata a livello internazionale”, come fa rilevare in un suo articolo il ‘Centro Nazionale Sangue’ che, senza voler criminalizzare nessuno, intende fare chiarezza e cultura su questo tema.
Innanzitutto ricorda che il PRP ”è un potente concentrato di fattori di crescita in grado di stimolare la rigenerazione dei tessuti. Si ottiene grazie a una tecnica che prevede la centrifugazione del sangue autologo (cioè prelevato dallo stesso paziente) all’interno di un processo che termina con la produzione di una parte di plasma ad alta concentrazione di piastrine”. E il concentrato di piastrine così ottenuto è utilizzato da molti anni, con successo, come rigenerante di tessuti danneggiati ad esempio in chirurgia maxillo-facciale e odontostomatologica, in oculistica, nella terapia di ulcere cutanee croniche.
Solo negli ultimi anni è cresciuta considerevolmente la pubblicità del trattamento anche nell’ambito della chirurgia estetica, e viene indicato dai professionisti del settore, come facilitatore nelle procedure di lipofiller, cura per le rughe, trattamento di biorivitalizzazione. E in medicina estetica il PRP si è diffuso nel trattamento dei tessuti cutanei e sottocutanei per migliorare l’aspetto di aree quali ad esempio guance, zona oculare e perioculare, pieghe cutanee del collo. Il trattamento dura circa un’ora e i costi variano a seconda delle Regioni in un range che va dai 300 ai 700 euro.

Che cosa prescrive la legge
Attenzione, però: il Centro Nazionale del Sangue sottolinea che ”per poter eseguire tale terapia, la struttura deve possedere l’autorizzazione all’utilizzo di emoderivati. Il PRP, anche definito gel di piastrine (gdp), in base alla normativa nazionale attualmente vigente può essere preparato solo nei servizi trasfusionali (ST). La preparazione e l’utilizzo del prodotto sono, infatti, disciplinati dalla Legge n.219/2005 che regola la donazione, la manipolazione e lo stoccaggio del sangue e dei suoi derivati e dal Decreto Legislativo 20 dicembre 2007, n. 261 ". Ancora: ”Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque preleva, procura, raccoglie, conserva, lavora, distribuisce o assegna sangue o emocomponenti, al di fuori delle strutture di cui all’articolo 2 (appunto, servizi trasfusionali, ndr) sarà sanzionato nelle modalità previste dalla Legge (…)".
Il trattamento con PRP non presenta effetti collaterali, ”cionondimeno una preparazione impropria e non conforme ai requisiti di qualità e sicurezza imposti dalla normativa di riferimento può rappresentare – secondo il Centro Nazionale Sangue – un rischio per il paziente. Un procedimento di lavorazione inadeguato potrebbe esporre al rischio di contaminazione batterica e/o infezioni”.

SIMTI: non evidenze scientifiche di efficacia in chirurgia estetica
A questo si aggiunga che ”la Società Italiana di Medicina Trasfusionale e Immunoematologia (SIMTI) ha finora sostenuto che: “Ad oggi non c’è alcuna evidenza scientifica che sancisca l’efficacia clinica degli emocomponenti in chirurgia estetica. Allo stato attuale, i contributi scientifici a supporto non presentano ancora le caratteristiche metodologiche indispensabili per definire compiutamente ovvero con i criteri normalmente utilizzati per la valutazione degli studi e delle sperimentazioni cliniche, l’efficacia dei trattamenti utilizzati ”. Ha inoltre raccomandato, per i motivi di sicurezza sopraindicati, di “non sottoporsi a questi trattamenti, se non in strutture sanitarie che abbiano una specifica autorizzazione dell’autorità sanitaria competente e il consenso del comitato etico ad effettuare questo tipo di sperimentazioni”.
Il Centro Nazionale sangue ha sentito anche l’altra campana e riferisce che l’Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica "non prevede sulla procedura l’applicazione di alcuna linea guida particolare (forse perché intenderà recepite quelle sopraindicate – ndr), né pubblica elenchi di strutture accreditate in convenzione a Servizi Trasfusionali della Rete pubblica. Ma la Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica, conferma che ”Il PRP a fine estetico non avviene in ambito pubblico. Per quanto riguarda le linee guida e i protocolli, la SICPRE segue in toto quelli del Ministero della Sanità. Per questo non ne ha messi a punto di specifici”.