Terme in crisi: meno 10% pazienti nel 2012 in Italia, più 5% in Francia

Scende del 10% il numero delle persone che nel 2012 hanno fatto ricorso alle cure termali in Italia, aggravando una situazione negativa che già negli anni scorsi cominciava a creare apprensione e che oggi è indice di una chiara crisi del settore. Crisi che non si vede in Francia, dove al contrario lo stesso parametro fa registrare un aumento del 5%.
Bastano questi dati, secondo Umberto Solimene, Direttore della Scuola di Specializzazione in Idrologia Medica/Medicina Termale all’ Università di Milano, per fotografare la situazione italiana.
Secondo il docente milanese, che è ha promosso un workshop sui problemi del termalismo alle Terme della Fratta in provincia di Forlì (un parco termale di 13 ettari con 11 sorgenti e sette differenti tipi di acque, soprattutto sulfuree e salso-bromo-iodiche), i problemi sono dovuti sostanzialmente alla crisi economica di questi anni e alla mancanza di investimenti in ricerca, inseriti però in una generale carenza di ‘cultura termale’ in Italia. Anche fra i medici.
”In gran parte delle nostre Regioni – dice infatti il professore, che è segretario generale della Federazione Mondiale Termalismo e Climatoterapia delle Terme (Femtec) – non si fa informazione sulle Terme; solo l’ Emilia Romagna finanzia un corso di formazione/informazione rivolto ai medici”.
In Italia sono 350 le aziende termali (il 14,6% in Toscana e il 10,3% in Emilia Romagna), con 17 mila addetti, un fatturato di 380 milioni di euro, di cui circa 200 a carico del Servizio Sanitario Nazionale (sono il 72% i pazienti convenzionati che pagano solo il ticket), ma creano un fatturato indotto di circa 4,5 miliardi (settore turistico-alberghiero e altro) con 73 mila addetti”.
Le malattie più curate (sempre come integrazione alle terapie mediche) sono quelle del naso e della gola (29,4%), le artroreumatiche (29%) e quelle dell’apparato digerente (22,2%).
Oggi però le aziende termali non si rivolgono più solo al paziente malato, ma anche al cliente sano (medicina del benessere), all’insegna della definizione di salute che dà l’OMS, secondo cui essa non va intesa solo come assenza di malattia ma come uno stato di benessere psicofisico generale.
Concetto questo che per Solimene trova poca attuazione in Italia, dove ”da un lato c’è carenza di investimenti in ricerca sull’ efficacia medica delle pratiche termali; dall’altro manca del tutto anche una politica verso il turismo termale (salute e benessere). Solo negli ultimi anni Federterme ha cominciato a finanziare, attraverso la Fondazione per la Ricerca Termale (Forst), studi clinici secondo i criteri della ricerca scientifica più avanzata”.
Cosa che in Francia da anni contribuisce a sostenere il settore. Il professore cita ad esempio lo studio ‘Thermarthrose’ sull’ artropatia del ginocchio, coordinato dal Centro Ospedaliero Universitario di Grenoble, realizzato su 462 pazienti di tre famosi centri termali e pubblicato su Annals of Rheumatic Diseases. Secondo le cui conclusioni, un ciclo di 18 giorni di fanghi ed esercizi fisici in acque termali, a tre, sei e nove mesi di distanza fa aumentare del 50% circa, rispetto alla terapia farmacologica, il numero dei pazienti che migliorano in modo significativo in termini di dolore e di funzionalità. Ed è anche per merito di studi come questo, opportunamente divulgati nel mondo medico, che – al contrario che in Italia – nel 2012 il numero dei pazienti termali francesi è salito del 5%.