Sentinelle del Servizio Sanitario Nazionale

Anna Lisa Mandorino è la Segretaria Generale di Cittadinanzattiva, un’organizzazione fondata nel 1978 con l’obiettivo di sostenere la promozione e la tutela dei diritti dei cittadini in vari ambiti: salute, consumatori, scuola, giustizia e cittadinanza d’Europa. Le persone coinvolte da Cittadinanzattiva sono 31.900 e i collaboratori dell’organizzazione sono per il 55% donne e per il 45% uomini. Anna Lisa Mandorino fa parte del Comitato Scientifico di UNAMSI.

Segretaria Mandorino qual è il bilancio di Cittadinanzattiva dopo quarantacinque anni di lavoro al servizio dei cittadini?

È un bilancio positivo, realizzato grazie all’impegno di donne e uomini che hanno contribuito alla crescita dell’Associazione. Siamo nati nel 1978 quando è stato inaugurato il Servizio Sanitario Nazionale. L’attivismo dei cittadini ha contribuito alla tenuta del Servizio Sanitario Nazionale, salvaguardandolo e contribuendo alla sua crescita.

Il nostro sistema sanitario gode di ottima reputazione anche a livello internazionale eppure, progressivamente, sembra che questa valutazione si stia riducendo. Quali sono le cause?

Siamo molto preoccupati. È vero, eravamo in possesso di un sistema tra i migliori al mondo ma stiamo indietreggiando parecchio, si fa fatica oggi a rispondere alle esigenze di salute dei nostri cittadini, in particolare in alcune regioni. Siamo orgogliosi di aver svolto fino ad ora un lavoro di “sentinelle” del Servizio Sanitario e ora ne osserviamo con preoccupazione l’involuzione. Il disinvestimento da parte del Pubblico condotto da anni ha contribuito in modo rilevante all’attuale stato di crisi: per esempio, la carenza di operatori sottolinea la riduzione delle risorse economiche disponibili ma anche una scarsa visione per quanto riguarda la programmazione. Quello chesta mettendo in pericolo il nostro Servizio Sanitario Nazionale è il frutto allo stesso tempo della carenza di risorse finanziarie e della mancanza di una visione strategica e programmatica. Il combinato disposto tra questi due elementi ha innescato la crisi che stiamo vivendo.

È stata pubblicata in questi giorni una classifica sui migliori ospedali italiani e al primo posto vi sono Humanitas e l’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche. Pubblico e privato si fronteggiano in una sfida spesso ad armi impari.E i pazienti?

I pazienti, in termini generali,non ottengono in questo momento risposte adeguate ai loro problemi di salute e non credo che ciò sia dovuto ad una ipotetica concorrenzialità tra pubblico e privato. È un approccio sbagliato quello che vede una contrapposizione tra i due modelli. Nel nostro sistema universale e solidale il privato deve essere controllato dal pubblico e deve far parte dell’offerta di servizi sanitari per il cittadino, in modo da esser governato dalle necessità del pubblico. Non sono quindi settori in concorrenza ma dovremmo, casomai, vedere il privato al servizio del pubblico quando è necessario.

Il rapporto medico paziente frequentemente abbandona gli ambiti sanitari per approdare tra le notizie in cronaca di giornali e televisioni. Le aggressioni al personale sanitario, in particolare nei pronto soccorso, sono frequenti.Cosa si è guastato in questo rapporto?

La nostra associazione ha sempre collaborato con gli operatori sanitari e stiamo continuando a lavorare per stringere alleanze con questi ultimi perché non ci sentiamo elementi di un fronte contrapposto: tutti vogliamo il miglioramento del nostro servizio sanitario. Si osserva però da parte delle persone un senso di esasperazione. È una condizione che coinvolge sia gli operatori sanitari, che spesso lavorano in uno stato di forte stress, sia i cittadini, che si vedono privare dei loro diritti. Questo stato di cose può generare delle reazioni scomposte che, quando sfociano nella violenza, sono assolutamente da condannare in modo fermo. Qualche anno fa abbiamo organizzato con l’Ordine di Medici una campagna per contrastare questo fenomeno, che riproponiamo in tutte le attività ed iniziative congiunte. La campagna si chiama “Cura di coppia”: con una metafora si può rappresentare il rapporto medico-paziente come una relazione di coppia dove è necessario un attento lavoro digestione e“manutenzione” del rapporto affinchéla fiducia sia sempre sostenuta e costantemente rinnovata.

Altro, tra i tanti, argomento rilevante riguarda l’assistenza sanitaria per gli anziani, in particolare quelli con minori disponibilità economiche. Questi ultimi, non potendo pagare le prestazioni offerte dalla sanità privata, sono inseriti in liste d’attesa con tempi biblici di risposta. Poi vi sono i 3.8 milioni di anziani non autosufficienti che attendono i fondi per la loro assistenza. Come si può tentare di ovviare a questi angoscianti problemi?

Stiamo lavorando molto su questo tema.Con una rete di 57 enti che si occupano di anziani non autosufficienti, abbiamo siglato un patto (Il Patto per un nuovo Welfare sulla non autosufficienza) per giungere all’approvazione e all’attuazione di questa nuova riformaprevista dal PNRR. Si tratta di una riforma ambiziosa che come Patto abbiamo seguito in tutto il suo iter offrendo un contributo di proposte. È una buona riforma ma servono dei decreti attuativi efficaci realizzati in tempi brevi perché il PNRR prevede che sia operativa entro il gennaio del 2024. È una riforma che modifica degli assetti importanti legati, per esempio, all’integrazione tra sociale e sanitario. Tale connessione è essenziale per gli anziani non autosufficienti e le loro famiglie, circa quattro milioni di persone che, sommate ai loro nuclei familiari, possono facilmente raggiungere i dieci milioni. Considerati i trend demografici del nostro Paese si tratta di un dato valutato per difetto. Naturalmente, una riforma tanto ambiziosa prevede adeguati finanziamenti e siamo rimasti sorpresi leggendo che la legge di bilancio non preveda nulla per questa voce. Altri stati europei si sono dotati dagli anni novanta di una normativa simile con dotazioni finanziarie adeguate. Dovremmo anche noi seguire questi esempi.

I cittadini, in particolare quelli più deboli, i malati, sono disorientati da una informazione spesso superficiale se non addirittura falsa attraverso la rete. L’autodiagnosi con internet è pratica diffusa e i danni sono notevoli. Come arginare questo fenomeno e come interagire con il mondo dell’informazione?

L’informazione in campo medico scientifico è una importante risorsa per la diffusione di notizie e approfondimenti legate ai diversi aspetti della salute e della sanità. Cittadinanzattiva è molto attenta alla comunicazione e alle relazioni con i media. Prova ne sia il rapporto di collaborazione in corso con UNAMSI. Abbiamo presentato nei giorni scorsi, ad esempio, un libro bianco sull’antimicrobico resistenza che vuole, come in altri casi, rendere i cittadini più consapevoli dei rischi che corrono in certi casi. Il ruolo dei media per un’informazione circostanziata e corretta, ottenuta attraverso validazioni scientifiche, è un molto importante dal punto di vista culturale e formativo per i cittadini. La collaborazione con il mondo dell’informazione è anche sinonimo, in senso lato, di sostenibilità, quella che dobbiamo adottare anche per salvaguardare il Servizio Sanitario Nazionale.