Il 46% delle donne non svolge attività fisica nel tempo libero; il 30% è iperteso; il 25% ha il colesterolo alto; il 22% è obeso; il 21% fuma 13 sigarette al giorno; il 17% ha i trigliceridi elevati; il 6% è diabetico. Sono i dati allarmanti sul rischio cardiovascolare della donna, che rischia molto di più rispetto all’uomo, diffusi in un incontro a Milano promosso da ONDA-Osservatorio nazionale sulla salute della donna e da UNAMSI, nell’ambito di un ciclo di formazione professionale continua rivolto ai giornalisti
MILANO – La spiegazione dei dati richiede una premessa: la donna tende a sottovalutare il profilo di rischio della propria salute, in particolare cardiovascolare, e ad avere un maggior impatto emotivo verso le malattie oncologiche. E invece i fatti smentiscono questo atteggiamento, afferma il professor Stefano Carugo (nella foto), Direttore della Cardiologia al San Paolo di Milano. Perché: le malattie cardiache sono la prima causa di morte negli uomini e nelle donne, ma in USA muoiono ogni anno 50.000 donne in più per cause cardiache; la mortalità cardiovascolare è all’incirca doppia rispetto alla mortalità di tutti i tumori; la sottodiagnosi e il sottotrattamento portano a un eccesso di mortalità proprio nelle donne.
Giovane e diabetica: rischia 4-5 volte più di un uomo
Fra le tante differenze di genere nelle malattie cardiovascolari, Nicoletta Orthmann, Coordinatore Medico-Scientifico di ONDA, rileva come l’ipertensione arteriosa risulti nelle donne più fortemente associata all’infarto rispetto all’uomo, e come una giovane donna con diabete abbia un rischio cardiovascolare 4-5 volte maggiore rispetto ad un giovane uomo diabetico. E non è finita: le donne tendono ad avere più complicanze quando sottoposte a interventi di riperfusione coronarica, perché le loro arterie tendono ad essere più piccole, sono generalmente più anziane al momento dell’intervento e tendono ad avere tassi più elevati di fattori di rischio (diabete e ipertensione).
Inoltre, le terapie consigliate nelle linee guida sono costantemente sotto-utilizzate nelle donne e questo porta a risultati clinici peggiori. Infine, ancora oggi le donne sono costantemente sottorappresentate nei protocolli di ricerca e nei trials clinici, arrivando a costituire generalmente non più del 20% del campione.
Quando l’infarto arriva col dolore al collo
E poi, la donna è svantaggiata quando fuma (il rischio cardiovascolare cresce da 2 a 5 volte), e perché assume contraccettivi, fa meno sport e va in menopausa (quando i livelli degli estrogeni scendono a circa un decimo di quelli pre-menopausa). Con un’ulteriore aggravante: nella donna il dolore, sintomo di un problema cardiaco, sceglie sedi non solo tipiche (braccio sinistro, petto, sterno) ma anche atipiche (braccio destro con dolore irradiato a collo e mandibola, sotto l’ombelico, sotto la mammella). Che fare, dunque?
“La prevenzione primaria resta l’arma più valida: si può limitare il rischio di malattie cardiovascolari adottando sani stili di vita”, suggerisce Carugo. Ovvero: “Evitare il fumo (sia attivo sia passivo); avere un’alimentazione bilanciata, con un’ampia varietà di cibi di origine animale e vegetale; ridurre il consumo di grassi, in particolare quelli saturi di origine animale; aumentare il consumo di cibi ricchi di fibre, amidi, vitamine e minerali (frutta, verdura, legumi e cereali) ma anche di pesce, e limitare il consumo di sale”.
Dunque: tenere sotto controllo (al di sotto dei 200 mg/dl) la colesterolemia totale, data dai valori del colesterolo buono HDL e di quello cattivo LDL; fare attenzione alla pressione arteriosa (sistolica inferiore a 140 mmHg, diastolica non oltre i 90 mmHg). L’ipertensione, un vero killer silenzioso, infatti colpisce 16 milioni di italiani, con una preferenza per il gentil sesso: una donna su 4 over 20 soffre di ipertensione.
Lei più pigra e sedentaria di lui
Per centrare l’obiettivo ‘Stile di vita salvacuore’ è opportuno salire con una certa regolarità sulla bilancia (l’incidenza dell’obesità supera il 40% delle donne in menopausa). Accanto a una dieta sana è importante svolgere una regolare attività fisica, adeguata alle condizioni e allo stato di salute di ciascun individuo. “In Italia vi è una grossa fetta di sedentari, pari a 38,3%, ma le donne sono più pigre, 42,8%, rispetto agli uomini, 33,5%, e più soggette ad aumentare di peso” riferisce il dottor Gerardo Medea della SIMG-Società italiana di medicina generale e delle cure primarie. “Gli stili di vita non salutari spiegano quasi il 25% delle malattie nelle donne” aggiunge.
“La cardiopatia ischemica nella donna è un problema emergente e importante, difficile da inquadrare principalmente per la mancanza di dati adeguati e della comprensione dei meccanismi unici e peculiari” conclude Carugo.
Ma il messaggio lanciato dagli esperti è invece facile da inquadrare: Soffrire adesso per prevenire domani!