Un Documento di Consenso a sostegno delle nuove linee guida. Il 10% degli italiani ha almeno una colica renale nella vita, ma nel 50% dei casi recidiva. Bere oltre 2 litri di acqua al giorno ne riduce del 75% il rischio
MILANO – Rivoluzione copernicana nelle raccomandazioni degli urologi, che oggi assolvono ufficialmente l’apporto di calcio nella dieta (e quindi di latte e formaggi) dall’imputazione, fino a ieri sostenuta, di provocare il ripetersi nel tempo delle dolorosissime coliche renali dovute proprio a elevate concentrazioni di calcio, o ossalati di calcio, nelle urine.
Lo dimostra uno studio pubblicato sull’ Archivio Italiano di Urologia e Andrologia, da cui è scaturito un documento di consenso nato dal confronto fra specialisti urologi, nefrologi, internisti, pediatri e nutrizionisti, presentato a Milano in occasione del primo dei ‘Dialoghi della Chirurgia’, progetto di conferenze col pubblico promosso dal Collegio Italiano dei Chirurghi in occasione di Expo 2015.
La calcolosi urinaria è una patologia assai frequente in Italia: si calcola che il 10% della popolazione (6 milioni di persone) abbia almeno una colica renale nella vita, ma anche che il 50% di questi soffra di recidive. Inoltre, circa l’80% dei calcoli renali contiene calcio, e di questi circa l’80% è formato da ossalato di calcio, in forma pura o associata a fosfato di calcio. Si può quindi affermare che nella maggior parte dei casi (65% circa) i calcoli renali sono formati da concentrazioni importanti di ossalato di calcio.
Proprio partendo da questi dati, “gruppi di studio composti da alcuni fra i maggiori specialisti italiani – precisa Domenico Prezioso dell’Università Federico II di Napoli – hanno lavorato su come inquadrare clinicamente i diversi tipi di calcolosi e principalmente su quanto con l’ alimentazione si possano correggere le alterazioni metaboliche alla base della formazione di calcoli e delle recidive”.
E sono emerse importanti novità scientifiche, fra cui appunto quella riguardante il calcio: “Si è dimostrato – sottolinea Prezioso – che ridurre fortemente i prodotti contenenti calcio può addirittura essere controproducente, in particolare nel caso della calcolosi più frequente, quella dovuta ad ossalato di calcio”.
Molti, inoltre, gli accorgimenti alimentari, consigliati da Alberto Trincheri dell’Ospedale di Lecco, per prevenire le recidive: bere oltre due litri di acqua al giorno, ad esempio, riduce il rischio del 75%. Le acque migliori sono le oligominerali bicarbonato-calciche a basso contenuto di sodio. Il caffè (anche il decaffeinato) e il te abbassano il rischio fino rispettivamente al 26% e all’11%, ma fanno prevenzione anche il vino e la birra. Attenzione alla vitamina C: evitare i dosaggi più alti, quelli pari a un grammo al giorno, a causa dell’ aumentata produzione endogena di ossalati. Aumentano il rischio, anche la cola (fino a +23%) e le bevande gassate con aggiunta di zuccheri (fino a +33%).
L’alimentazione consigliata coincide, ma non sempre, con la Dieta Mediterranea: poche proteine animali (limitare quindi la carne), sì a proteine vegetali (legumi), carboidrati (pasta e pane), frutta e verdura. Sì ad alimenti ricchi di acido citrico, come agrumi e succo di limone, che tendono ad alcalinizzare le urine, prevenendo la formazione di calcoli di acido urico e di ossalati di calcio. Tollerate le patate. Ma, attenzione: controindicati pesce azzurro, vegetali a foglia verde scuro come gli spinaci e soprattutto il sale. Quest’ultimo è difficile da ridurre nella dieta, perché si trova in molti alimenti, soprattutto negli insaccati, ma anche nel pane. “Gli aperitivi tanto in voga fra i giovani, da questo punto di vista – conclude Trincheri – sono un vero veleno”.