Valter Longo, uno scienziato alla ricerca del segreto della longevità

Dalla Calabria alla Liguria, alla California. Le ricerche dello scienziato italiano sui topi, sui lieviti, le conferme sull’uomo: zuccheri e proteine attivano i geni ‘acceleratori dell’invecchiamento’

MILANO – Restare sani, vivere fino a 110 anni (e oltre) e morire di vecchiaia, evitando possibilmente malattie cardiovascolari, tumori, Alzheimer, diabete… Nessun imbonitore, nessun ‘mago’ si è mai spinto a promettere tanto, fino a quando un ragazzotto calabrese pieno di curiosità per il funzionamento della macchina umana non si è messo a studiarla a fondo nei laboratori della University of Southern California (USC), a Los Angeles, uno tra i più prestigiosi centri per lo studio dell’invecchiamento.
Il giovanotto, che oggi ha 49 anni (ma ne dimostra una decina di meno) si chiama Valter Longo, e non è un ‘mago’, ma professore di Gerontologia e Scienze biologiche, direttore dell’Istituto di Longevità presso l’ateneo californiano, oltre a essere direttore del laboratorio di Oncologia e Longevità all’Istituto di Oncologia molecolare IFOM di Milano.
La sua promessa all’umanità circa la possibilità di trascorrere un lunga vecchiaia in salute si racchiude nel libro ‘La dieta della longevità’ (Vallardi – 301 pagine – 15,90 euro) i cui proventi saranno devoluti alla ricerca, in cui racconta anche il percorso della sua vita: dall’infanzia tra la Liguria e il paese dei nonni, Molochio (Reggio Calabria) – che è anche “uno dei luoghi con il più alto tasso di centenari al mondo” – a quando, sedicenne, se ne va negli Usa inseguendo il sogno della musica rock, fino all’approdo al laboratorio di Roy Walford, all’Università della California Los Angeles (UCLA), dove insieme all’alimentazione cambia totalmente anche la sua vita.
Qui lavora sui topi e poi sui lieviti: scopre che eliminando gli zuccheri dalla loro alimentazione la durata della loro vita raddoppia. E verifica come l’assunzione di zuccheri, proteine e alcuni amminoacidi renda attivi geni ormai largamente accettati come ‘acceleratori dell’invecchiamento’ o anche il recettore dell’ormone della crescita, che a sua volta accresce i livelli di insulina e di IGF-1 (fattore di crescita insulinico), la cui maggior concentrazione è associata rispettivamente al diabete e al cancro. E ottiene anche la prova scientifica che quegli stessi geni e quelle stesse vie metaboliche individuate nei topi proteggono anche gli essere umani dalle malattie legate all’invecchiamento.
Longo si getta a capofitto su queste ricerche ed elabora quella che chiama ‘La Dieta della longevità’: il più possibile vicina a una dieta completamente vegetale, ma con almeno due pasti di pesce alla settimana (ad alto contenuto di omega 3/6 e vitamina B12); con molta frutta a guscio (noci, mandorle, nocciole), poche proteine, riducendo al minimo i grassi saturi e gli zuccheri ‘cattivi’ e massimizzando i grassi ‘buoni’ (insaturi) e i carboidrati complessi (ma con poca pasta e poco pane); integrando con micronutrienti (vitamine e minerali). Ma questo non basta: secondo gli studi di Longo, è importante praticare periodicamente un digiuno prolungato (cinque giorni) ‘sotto controllo medico’.
Dieta e stile di vita (c’è anche l’invito all’esercizio fisico quotidiano) che sono adatti un po’ a tutti, in cui ciascuno può introdurre i cibi preferiti legati alle proprie tradizioni di famiglia, a patto che rispettino le indicazioni nutrizionali generali. In questo modo potrebbe aprirsi la strada verso una vecchiaia lunga, al riparo dalle malattie oggi più temute.
Ma Longo va a studiare gli effetti della ‘Dieta della Longevità’ anche su chi è già malato, di cancro e di altre malattie comuni alla terza età. Qui, considerando l’indicazione del periodico ‘digiuno prolungato’, comprende come sia necessario elaborare, per coloro che sono affetti da una specifica patologia, una dieta particolare, che chiama ‘Dieta Mima Digiuno’, che assicuri al paziente un adeguato nutrimento pur ‘mimando’ il digiuno, e massimizzi gli effetti della terapia.
Nel libro (che riporta riferimenti a oltre 90 studi pubblicati sulle più importanti riviste scientifiche) spiega con linguaggio semplice, comprensibile da tutti, i capisaldi della sua ‘Dieta Mima Digiuno’ che adatta e propone per la prevenzione e la terapia dei tumori, del diabete, delle malattie cardiovascolari, dell’Alzheimer e altre malattie neurodegenerative, delle malattie infiammatorie e autoimmuni.
Alcune di queste Diete Mima Digiuno, (in particolare quella elaborata per l’applicazione ai pazienti oncologici) sono attualmente sottoposte a sperimentazione presso il Norris Cancer Center della USC, presso la Mayo Clinic e l’Ospedale San Martino di Genova.