Stamina – la responsabilità dello Stato di non alimentare le illusioni

di Elena Cattaneo
Università degli Studi di Milano
Vincitrice Premio Grande Ippocrate 2008

La medicina mira a trovare cure basandosi su ipotesi razionali. Concretizza esperimenti e raccoglie prove che diventano validate solo quando visibili, pubbliche e ripetibili. In assenza di ciò non si sta trattando nè di medicina nè di cura.

Non c’è prova alcuna di quanto un ente dal nome taumaturgico va dicendo da anni. E non ci sarà nemmeno domani. Succede quando non c’è razionale, sostanza, metodo, trasparenza, conoscenza medica, conoscenza biologica, verificabilità. Usare presunte cellule staminali mesenchimali, isolate non si sa come, ipoteticamente purificate, preparate con un metodo invisibile, dotate di caratteristiche oscure, semplicemente non potrà mai produrre niente. Così come la presunta efficacia, di un supposto medesimo preparato, somministrato in quantità imprecisate e con modalità non verificabili in persone con diverse malattie neurologiche è, oltre che un pericoloso azzardo, qualcosa che non darà mai certezza di nulla. E’ come sparare una palla di cannone in cielo per aggrapparsi e pretendere di arrivare cosi’ alla luna. La scienza sa che questo è solo un romanzo. Inesistente è anche l’ipotesi che tale lancio vorrebbe perseguire.
L’olio di serpente non può essere somministrato come “terapia di Stato” negli ospedali vigilati dallo Stato. I tribunali italiani non possono decidere che l’olio di serpente sia “cura di Stato” e che tale “cura” debba essere "esigibile" dallo Stato. Se ciò succede qualche meccanismo di tutela è saltato e/o si sono varcati i confini della realtà. Oltre questi confini vivono incompetenti, sfruttatori, ciarlatani che giocano con la psicologia della speranza e raccontano "storie" invece di mostrare "prove". E lucrano sulla credulità che la disperazione può alimentare. E’ etica medica questa? Sostenere le aspettative facendo credere di disporre di qualcosa che non si è in grado di mostrare? Proporre pseudo-terapie insinuandosi tra le maglie di una legge imperfetta e di una politica sanitaria ancora non sufficientemente vigile su un tema del genere? Credo sia doveroso battersi affinchè trovi spazio ciò che è scientifico e si lasci fuori la fantascienza. Perchè, alla fine, è alla concretezza della scienza reale che ci si rivolge.
Se ti raccontano di essere riusciti a far volare i cammelli e poi chiamano la TV, può essere che qualcuno ci cominci a credere. Perchè non sempre ci si ricorda che il medesimo programma, tre anni prima, sosteneva che erano gli asini a volare. Tre anni fa ci raccontarono, infatti, che "la madre di tutte le cure con le staminali", il "miracolo scientifico" (che nè l’Europa nè gli States avevano compreso) stava tutto a est. Ora la redazione di quel programma è cambiata. Anzi, ci dicono che non c’è mai stata una "redazione fissa" ma una serie di free-lance. E la cura sta a nord. Chi è stato indotto ad andare a est si è perso e nessuno paga pegno. Eccetto chi è stato illuso in un momento di disperazione e dal quale non può più ritornare.
Se uno vuole comunicare “le storie” dovrà, quindi, prendersi la responsabilità di fronte al pubblico anche dei messaggi che fa passare. Soprattutto su un tema del genere. Io mi prendo la mia: gli asini non volano, i cammelli non volano e neppure gli elefanti. Fino a prova contraria. E chi sostiene il contrario ha l’onere della prova. Che non può essere a carico dello Stato e della comunità.
Ricorrere a proposte di cure miracolistiche per malattie intrattabili che sfociano nell’alchimia e espongono al pericolo di menomazioni, tumori o danni peggiori non è il meglio che si possa fare, neanche per chi si ama. Ed è comprensibile che non sempre si abbia la freddezza logica di capirlo ed accettarlo. La speranza è una cosa seria. Divulgarla coi piedi di piombo attraverso i canali onesti della comunicazione è dovere di tutti. Permettere che venga offesa è un delitto.