Il libro ‘Salviamo Gian Burrasca’, di Luca Poma, è un reportage documentato con interviste a psichiatri e a educatori e su oltre 10 anni di battaglie dell’Associazione ‘Giù le mani dai bambini’, contro la crescente medicalizzazione dell’infanzia con l’indiscriminata somministrazione di psicofarmaci a bambini e adolescenti
MILANO – “Monello irriducibile, incompreso” che “combatteva la noia di una casa popolata solo da adulti”,“violava regole rigide sul fare e non fare”, “rompeva” ogni schema proprio degli adulti, “scappava dalla finestra della camera dove veniva rinchiuso…e cosa importava se gli facevano saltare la cena, tanto si mangiava i dolci che aveva precedentemente rubato e nascosto!”.
Oggi a Giannino Stoppani ‘Gian Burrasca’ verrebbe diagnosticata la ADHD, ovvero ‘Sindrome da iperattività e deficit di attenzione’, malattia controversa anche in ambito scientifico che negli ultimi 15 anni ha provocato aspre polemiche sull’utilizzo nei bambini di alcuni farmaci psicoattivi come il metilfenidato e l’atomoxetina, con numerosi e spesso gravi effetti collaterali.
Parte da questa considerazione/provocazione il libro del giornalista, socio di UNAMSI, Luca Poma, portavoce nazionale della campagna ‘Giù le mani dai bambini”, che si intitola non a caso “Salviamo Gian Burrasca” (Terra Nuova Edizioni), 284 pagine che raccolgono fatti e tappe di una battaglia cominciata ai primi anni del nuovo secolo.
‘Giù le mani dai bambini’ è infatti un gruppo costituito da genitori, medici, psicologi, educatori e giornalisti che si è attivato contro il marketing aggressivo di multinazionali farmaceutiche ritenute “responsabili della crescente medicalizzazione dell’infanzia e dell’indiscriminata somministrazione di psicofarmaci a bambini e adolescenti”.
Il pericolo, secondo Poma, è di “medicalizzare quelle che in realtà sono difficoltà che i bambini possono incontrare nel loro sviluppo e nel loro percorso di apprendimento”. L’impiego degli psicofarmaci nell’infanzia è infatti una tendenza discutibile e non priva di rischi che si è sviluppata negli Stati Uniti, mentre, al contrario, nel nostro Paese tale percorso terapeutico, anche per la decisa azione portata avanti in questi anni da ‘Giù le mani dai bambini’, viene decisamente criticato e rifiutato dai pediatri.
Il libro è un ‘reportage’ documentato con interviste a psichiatri e a educatori, oltre che con una nutrita (14 pagine) bibliografia scientifica contenente citazioni di innumerevoli studi pubblicati.
“Quando parliamo di farmaci psicoattivi per minori – sono le conclusioni di ‘Giù le mani dai bambini’ – non possiamo certamente parlare di cure: si tratta di prodotti sintomatici che non curano alcunché e che espongono i bambini ai rischi di effetti collaterali e iatrogeni sul medio-lungo periodo. Ciò non significa che non possano avere una propria dignità…per contenere temporaneamente un grave disagio, sotto stretto controllo medico, valutando con estrema attenzione il rapporto rischio/beneficio….sapendo che occorrono risorse per ben altre strategie terapeutiche, in grado di garantire una risoluzione dei disagi profondi…lavorando sulla ‘struttura’ psicologica dell’individuo e sul modo di rapportarsi al proprio ambiente…”.