Una misura che rappresenti la massima tutela di salute per ogni euro speso. La proposta dello IEO per una Sanità sostenibile – Lo studio del Cergas sui dati della Regione Lombardia
MILANO – Basta con il metodo del “rimborso a prestazione” e con le tabelle dei DRG. E’ giunta l’ora della “medicina del valore”, concetto del tutto innovativo per l’Italia, ma proposto fin dal 2008 dall’americano Michael Porter (Harvard Business School) e attualmente sperimentato nella riforma sanitaria di Barack Obama.
Il cambiamento sta nella logica di misurazione dei risultati e serve ad avere una Sanità sostenibile, secondo quanto proposto dall’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) oggi diretto da Roberto Orecchia, che dal primo Gennaio è succeduto a Umberto Veronesi.
Si tratta di una novità assoluta per il nostro Paese, secondo la quale gli ospedali non dovrebbero più essere guidati prevalentemente dall’obiettivo di aumentare le prestazioni e i volumi di attività, come accade ore con il sistema DRG. Ma dovrebbero fare maggiore attenzione alla appropriatezza e alla qualità della prestazione, alla riduzione dei costi diretti e soprattutto dei costi indiretti della fase post-acuta.
Ne è convinto Massimo Monturano, risk manager dello Ieo, secondo il quale ”in questo modo si genera ‘valore’ per il paziente, ma più in generale per il Servizio sanitario nazionale (SSN). E in questa nuova valutazione, ”il termine ‘value’ non è riconducibile al ‘costo’ di un intervento, quanto piuttosto ad una sua valutazione complessiva, integrando tutti i benefici e tutte le complicanze di un intervento terapeutico in un unico macro indicatore”.
Ora, sulla base degli studi americani, l’IEO ha elaborato un modello ”che mette in relazione qualità delle cure e costi – precisa Monturano – un rapporto che oggi da noi nessuno misura”.
Questo approccio innovativo, condotto con il Cergas dell’ Università Bocconi, diretto dal Prof. Elio Borgonovi – ha prodotto un primo studio su dati della Regione Lombardia. ”Da cui emerge – afferma Monturano – che se si va a valutare la qualità delle cure erogate in un certo numero di ospedali, si vede chiaramente che quando la qualità si abbassa aumentano in corrispondenza i problemi per il paziente, o i casi di recidiva che necessitano altre cure o anche un reintervento e che in un solo anno possono anche far triplicare il costo iniziale del Drg”.
Ecco perché, secondo il manager dell’IEO, ”remunerare un’azienda indipendentemente dalla sua qualità clinica è profondamente ingiusto e di conseguenza avere un Drg uguale per tutti è sbagliato”. E’ invece necessario ”costruire un’equazione – conclude Monturano – che rapporti gli esiti di cura, nel loro complesso, ai costi diretti e indiretti sostenuti complessivamente dal sistema. Il risultato di questa equazione è il ‘valore’, non inteso quindi come un concetto nobile e astratto, ma come una vera misura in grado di cogliere le diverse dimensioni della salute e ricondurle ad un unico numero, che rappresenta la massima tutela di salute raggiunta per ogni euro speso”.