Gioca che ti passa

App e videogame che fanno prevenzione e potenziano gli effetti dei farmaci. Lo studio made in USA . La collaborazione fra Centro Nazionale Sangue e Politecnico Milano

MILANO – Un videogame attira la tua attenzione sulle caratteristiche del sangue e sulle situazioni patologiche vascolari. Una ‘app’ invece ti coinvolge in un gioco che, senza fartelo pesare troppo, ti insegna a tenere uno stile di vita sano e in questo modo favorisce gli effetti di un farmaco contro la dislipidemia. C’è, nel mondo, un fiorire di nuove iniziative che, utilizzando Internet, gli smartphone e i tablet, fanno cultura sanitaria, favoriscono la prevenzione e anche la cura delle malattie.
La rivista statunitense Fast Company, ad esempio, racconta le promettenti nuove ricerche e il lavoro delle nuove aziende che stanno creando videogiochi che sostengono la Medicina: giochi che potenziano gli effetti dei farmaci, aiutano la diagnosi di malattie o, semplicemente, completano il lavoro fatto dalle medicine. I campi di applicazione più interessanti, al momento, sono quelli psicologici, dall’ADHD (il disturbo da deficit di attenzione/iperattività) alla depressione, dagli attacchi di panico al disturbo post traumatico da stress.
Ma ci sono anche videogiochi testati per terapie contro obesità e difficoltà motorie. E utilizzando Kinect, il sistema ‘a mani libere’ per pc e console di Microsoft, il Children’s National Medical Center di Washington ha messo a punto un programma per il dolore cronico nei piccoli pazienti, mentre in California ricercatori hanno sviluppato un avatar-psicologo che ‘riconosce’ chi soffre di depressione.
Per ribattere agli studi secondo cui i videogames sarebbero dannosi perché favoriscono la tendenza alla sedentarietà e all’isolamento, ecco un altro punto di vista: esiste infatti una fascia di videogiochi (quelli con valenze sociali per l’esattezza) che al contrario stimolano lo svolgimento di attività fisica in coloro che li utilizzano, e così favoriscono anche un maggior benessere.

Uno studio scientifico made in USA

A dimostrarlo ci ha pensato uno studio condotto da un team di ricercatori della USC School of Cinematic Arts, la Keck School of Medicine della USC, la USC School of Social Work e l’Università di Buffalo (SUNY), che hanno analizzato gli effetti di un gioco sociale sulla vita dei partecipanti. Il gruppo di persone coinvolte è stato suddiviso in altri due gruppi. Ai membri del primo è stato chiesto di compilare il diario online della “Wellness Partners” (programma che studia il ruolo dei giochi on line sul miglioramento del proprio stile di vita). A quelli del secondo, oltre a compilare il diario, è stato anche chiesto di partecipare a un gioco sociale che invoglierebbe i partecipanti a svolgere attività fisiche: da quelle all’aria aperta, al mare, fino a rastrellare un giardino zen. Dopo un periodo di 5 settimane, i due gruppi si sono scambiati i programmi. Ebbene, dopo 10 settimane, quelli che per primi avevano combinato diario e gioco sociale avevano svolto in generale maggiore esercizio fisico nel tempo libero.
Da ciò, si deduce che – spiega Marientina Gotsis, direttore del Creative Media e Behavioral Health Center – “c’è un grande potenziale nell’utilizzare giochi digitali, anche occasionali, per promuovere stili di vita sani”.

L’esperienza italiana: Centro Nazionale Sangue e Politecnico di Milano
Ma questo fermento sull’utilizzo dei giochi elettronici a fini medici ha trovato sostenitori anche in Italia: il Centro Nazionale Sangue, ad esempio, ha coinvolto in una partnership il Politecnico di Milano, che con un team di ricercatori coordinato dal Prof. Pierluca Lanzi, sta progettando alcune app e un videogioco che avrà come fine esplorare la conoscenza degli utilizzatori sulle caratteristiche del sangue e la morfologia in situazioni patologiche. Per cominciare a prendere confidenza con il mezzo, è già disponibile sulle piattaforme Apple, IOS e Windows il “Redono Blood Quiz”: gioco della prima campagna di sensibilizzazione verso la donazione di sangue promossa congiuntamente dal Ministero della salute e dal Centro Nazionale Sangue, che si rivolge ai giovani utilizzando strumenti e linguaggi innovativi, con l’obiettivo di proporre questo gesto come scelta responsabile e consapevole, in un ambito di valori di “eco sostenibilità” collettiva.
Una “trasfusione” di cultura in piena regola, per passare informazioni scientifiche, curiosità, aneddoti sulla medicina trasfusionale e per sfidarsi.. all’ultimo sangue.

di Gloria Pravatà