Nobel: 5 premi su 11 sono americani ma quest’anno le donne sono 4

Parla Aaron Ciechanover, Nobel per la Chimica nel 2004: libertà e merito sono il segreto della ricerca made in USA. Si arriverà a un equilibrio sul premio alle donne fra 10-20 anni. Aver realizzato in 10 mesi il vaccino per il Covid equivale ad aver aperto le porte della scienza. La politica dovrebbe investire nella scienza perché significa investire nella cultura, che ci aiuta a farci un’opinione corretta su tutto.

Tempo di Nobel: su 1.000 assegnati dal 1901 ad oggi, gli Stati Uniti d’ America ne vantano ben 409. Il numero più alto in assoluto. E del numero totale solo 63 sono state le donne premiate (il 6,3%). Ma la tendenza è in risalita, se si guardano i numeri di quest’anno: su 11 premiati, quattro sono donne: KatalinKariKò per la Medicina, Anne L’Huillier per la Fisica, Narges Mohamadi per la Pace, Claudia Goldin per l’Economia. E anche fra i vincitori americani (5 quest’anno) la maggiorparte sono scienziati di origine europea che hanno studiato o portato avanti le loro ricerche nelle università degli Usa.

Dati che sollevano diverse riflessioni. In un recente dibattito svoltosi nell’ambito della 72/a edizione del convegno di Lindau su ‘Diversità e Merito nella Scienza’, molti scienziati avevano sostenuto che l’America, da Paese ricco quale era ed è, poteva investire grandi somme nella ricerca scientifica, incentivando soprattutto quelle dalle quali poter trarre maggiori vantaggi economici.

Abbiamo chiesto il parere di Aaron Ciechanover, Nobel per la Chimica 2004.

Diversità e Merito nelle Scienze

Premesso che “il Comitato dei Nobel cerca davvero l’eccellenza nella Scienza, indipendentemente dal Paese di provenienza”, lo scienziato israeliano ricorda che l’Europa è stata la capitale della scienza fino alla seconda guerra mondiale e che la Germania, con il Kaiser Wilhelm Gesellschaft, rappresentava la scienza dominante fino a quando Hitler arrivò e distrusse tutto, uccise l’intellighenzia e cacciò gli ebrei, li sterminò. “Non bisogna dimenticare – aggiunge – che l’Europa ha subito una grande guerra negli anni Trenta e Quaranta e che ne è uscita distrutta. Molti scienziati sono fuggiti negli Stati Uniti dove hanno avuto l’opportunità di progredire nelle loro ricerche in grande stile”.

Ciechanover precisa poi che negli Stati Uniti ci sono Università molto importanti che hanno sviluppato un nuovo modo di fare scienza che non riconosce una gerarchia, come in Europa è stato fatto per anni: ”In America”, sostiene il Nobel, “una volta ottenuto un posto all’Università, si può fare qualsiasi cosa si pensi nella propria immaginazione, senza sottostare a nessuno. Non c’è dubbio che l’America sia diventata la capitale della scienza nel mondo”. Lo scienziato è però convinto che oggi, grazie anche alle azioni messe in campo dall’ U.E., alcuni Paesi stiano diventando superpotenze nella Scienza e che sono numerosi gli scienziati europei ai quali è stato conferito il Premio Nobel così come anche altri importanti riconoscimenti. C’è un particolare che il Nobel tiene inoltre a ribadire e cioè che l’America non è un Paese bensì un Continente con oltre 300 milioni di persone e che non c’è un Paese in Europa che abbia questa grande potenzialità: “La stessa Germania oggi conta circa 80 milioni di abitanti; l’Italia 60; la Francia, 67; l’Inghilterra circa 56 milioni. Tutte queste Nazioni insieme non fanno l’America che quindi resta al primo posto. Ma l’Europa oggi sta facendo importanti progressi nelle Scienze”.

Donne Premi Nobel

Quello del basso numero di premi assegnati alle donne resta, per Ciechanover, “un gran problema”, ma è ottimista in merito perchè: “Stiamo passando da uno stadio in cui l’abbiamo ignorato a uno in cui riconosciamo che il problema esiste. Il Comitato dei Nobel sta facendo molti sforzi per contrastare questa tendenza e molto lavoro per individuare scienziate eccellenti”; e puntualizza che: “I Premi Nobel consegnati oggi sono per lavori realizzati dagli scienziati 30/ 40 anni fa; tempo necessario perché le loro ricerche abbiano dimostrato di essere davvero importanti per l’ Umanità. Allora le donne nelle scienze erano ancora discriminate. Oggi vediamo che questa realtà sta cambiando; si sa che c’è un problema e penso che questo sia un importante passo avanti. Si arriverà ad un equilibrio quando le scienziate di questa generazione otterranno eccellenti risultati che saranno riconosciuti dal Comitato Nobel tra 10, 15, 20 anni”.

Ricerca tra intelligenza, intuizione e visione

Ciechanover, circa 50 anni or sono, lavorava a una ricerca che ha portato alla scoperta del complesso Ubiquitina-Proteosoma, studi che gli hanno poi fruttato il Nobel, ma, per sua stessa ammissione, allora non sapeva bene come sarebbe andata a finire.

Lei ritiene che ogni scoperta contenga un elemento irrazionale o una intuizione creatrice?

Quando ho iniziato il dottorato – risponde Ciechanover – sono andato da un mentore un po’ avventuroso. Lui ha avuto l’intuizione che ci fosse qualcosa da scoprire e io l’ho seguito perché amo anche io le sfide: non puoi prendere una strada asfaltata, la scienza non può essere così. Devi avere una intuizione e farti la strada da solo. Questo richiede coraggio, conoscenza e consapevolezza di cosa sta succedendo passo dopo passo. Io vengo da un Paese molto piccolo”,continua il Nobel, ”Siamo solo 9 milioni di persone. Siamo un Paese giovane. Nessuna tradizione. Se avessimo cercato di competere con i grandi americani, avremmo perso in partenza. Quindi abbiamo adottato un approccio completamente diverso, andando ad indagare sulla degradazione delle proteine quando nessuno pensava ad una simile ricerca. Si pensava fosse cosa semplice. E si è rivelato per niente semplice e quello che è venuto dopo ha seguito uno sviluppo del tutto naturale che ha portato il sistema proteosoma-ubiquitina a diventare una piattaforma importante per lo sviluppo di farmaci per la cura di malattie importanti: da quelle neurodegenerative, a quelle cardio-circolatorie, ai tumori stessi. Quando la ricerca porta allo sviluppo di farmaci, allora si può influenzare la vita di milioni di persone. Anche se non le conosci sai che, grazie alla tua ricerca, molte persone nel mondo hanno l’opportunità di poter guarire dalle loro malattie. E questo, come medico, mi rende molto felice”.

 Nuovo Rapporto Medico-Paziente

Oggi i dottori si affidano sempre più al computer e al web nel rapporto con i propri pazienti, lei prevede che in futuro si potrà tornare a una medicina più umanistica?

Quando i pazienti vanno dal medico – risponde il Nobel – questi non li guarda neanche. Il dottore guarda il computer e la gente questo lo vede, lo sente, specialmente nei momenti difficili, specialmente se hanno malattie molto importanti come il cancro o l’Alzheimer. Avrebbero bisogno di un aiuto immediato, di una mano calda, di una carezza”. Ma lo scienziato precisa che oggi c’è un’enorme carenza di medici, la popolazione mondiale invecchia e ci sono sempre più malati da curare. Quindi: “Temo che la risposta sulla medicina umanistica – si riduca al fatto che noi medici siamo lì per aiutare le persone, anche se i pazienti non trovano più in noi un atteggiamento paterno, affettuoso. Ma oggi non possiamo preoccuparci e accontentarci di dare comprensione e amore. Quello che importa davvero è che il paziente sia curato da un buon medico. D’altra parte, con la medicina personalizzata, la cura è molto più precisa, molto più mirata, con meno effetti collaterali, meno distruttiva per i pazienti oncologici sottoposti a chemioterapia. La medicina, se vista più dal lato professionale, diventa molto più efficace e risolutiva”.

Del resto, “viviamo molto più a lungo e in salute – aggiunge – molto meglio dei nostri genitori e dei nostri nonni. Pensate all’aspettativa di vita, pensate alle indagini diagnostiche sempre più sofisticate, alle procedure sempre più mini invasive, pensate al numero crescente di persone con cancro che oggi con questo terribile male riescono a convivere a lungo; pensate alla terapia immunitaria per il melanoma, per il cancro al cervello, per il cancro ai polmoni. Pensate ai vaccini e a quello che è successo con la pandemia: in dieci mesi abbiamo avuto un vaccino che tutti gli scienziati dovrebbero apprezzare perché viene dalla scienza stessa. Il fatto che tu ed io stiamo parlando oggi, ma non potevamo incontrarci un anno e mezzo fa significa che la scienza ha interferito nel mezzo e ha reso possibile l’incontro tra noi due. Quindi stiamo facendo molto meglio perché abbiamo aperto le porte della scienza; la Scienza è la soluzione”.

Ma la scienza è allora in grado di spiegare tutto?

Se la Scienza potesse spiegare tutto allora non avremmo più bisogno della Scienza. No, il discorso è diverso. La scienza si sta evolvendo, è in continua espansione. Per ogni domanda a cui troviamo una risposta, ce ne sono altre dieci in arrivo. La scienza è così e dovremmo essere consapevoli che la conoscenza sia molto piccola rispetto a ciò che non conosciamo. La scienza deve andare avanti e questo i politici devono capirlo! Dovremmo avere un dialogo con loro per spiegare quanto sia importante investire nella scienza perché, alla fine, questo è un investimento migliore che in qualsiasi altra banca, perché non è solo un investimento nella scienza ma anche nell’educazione della gente, nell’istruzione, nella cultura. Si tratta di questo! Con la cultura tutti possono farsi un’opinione corretta su tutto. E questo impedirà agli uomini di essere vittime di bugie,di essere sottoposti al lavaggio del cervello da regimi totalitari, dai dittatori, da chiunque. E questo riguarda l’educazione. Sì!”