Il loro rischio è quello di non ricevere i trattamenti migliori, “schiacciati come sono tra l’oncologia pediatrica e quella dell’adulto”. Lo denunciano in questo libro, curato dal giornalista Unamsi Edoardo Rosati, due oncologi, Andrea Ferrari dell’INT e Fedro Peccatori dell’Università di Milano.
L’adolescenza, si sa, è un’età complessa: piena di dubbi, domande, scoperte. È il momento in cui ci si mette in discussione, travolti da un’ondata di entusiasmo e irrequietezza. Ma cosa succede se, in questo vortice di emozioni, arriva improvvisa una diagnosi di tumore e si è costretti a fermarsi, proprio quando si stava per spiccare il volo? Mentre la medicina avanza con passi da gigante, i giovani che devono affrontare un tumore corrono il rischio di trovarsi in una “terra di mezzo”, schiacciati come sono tra l’oncologia pediatrica e quella dell’adulto. Pazienti che meriterebbero uno specifico trattamento oncologico, finiscono per arrivare con difficoltà o in ritardo ai centri di cura, destinati spesso a non ricevere i trattamenti migliori.
Due oncologi di fama internazionale, Andrea Ferrari, che dal 1994 lavora presso la Pediatria oncologica dell’Istituto Nazionale dei Tumori (INT) di Milano, dove è responsabile dei protocolli di cura dei sarcomi, e Fedro Peccatori, specialista in Oncologia Medica e Ginecologia, direttore scientificodella European School of Oncology e docente all’Università di Milano, “raccontano nel libro – afferma in particolare Rosati – come la comunità scientifica abbia deciso di occuparsi della cura e della vita di tutti questi giovani”. I due specialisti “legano loro esperienza clinica e umana alle voci dirette, autentiche e toccanti dei pazienti, in un percorso condiviso in cui malato e curante si ritrovano fianco a fianco lungo una strada piena di incertezze”.
“Con occhi attenti al presente e al futuro, questo libro – conclude il giornalista dell’Unamsi – è un invito a non dimenticare chi sosta in questa terra di mezzo, a dargli voce e spazio e, in una crescente presa di coscienza, a lottare per un cambiamento decisivo nella cura del tumore giovanile”.