Il Presidente UNAMSI Franco Marchetti interviene al convegno dell’Istituto Clinico Città Studi di Milano, ‘ospedale con mostra fotografica permanente’, il cui Direttore scientifico Pasquale Ferrante annuncia la realizzazione di un ‘Osservatorio su Arte e Colore per l’umanizzazione delle strutture sociosanitarie’
MILANO – Luce bianca, fredda, come si dice ‘da ospedale’, col suo ambiente spesso squallido, a volte fatiscente, pareti anonime dove domina il bianco. Ma c’è, al contrario, una relazione tra luce, colore, arte, bellezza e la salute dell’uomo? Può venire in particolare dalla luce e dal colore un aiuto contro le malattie? Se lo sono chiesto i dirigenti dell’Istituto Clinico Città Studi (ICCS) di Milano, che hanno promosso un convegno su ‘Spazio, luce, colore per una nuova concezione del rapporto tra ospedale e paziente’.E proprio a questo rapporto col paziente l’ICCS ha dedicato e portato a termine un progetto, in collaborazione col fotografo Alfonso Campiglio, che ha mutato le pareti dei corridoi, degli uffici e delle sale d’aspetto in una ‘mostra permanente’ di gigantografie raffiguranti ambienti naturali di grande fascino e coloratissime foto macro di fiori e animali ritratti nei suoi numerosi viaggi in tutto il mondo, a tutte le latitudini.
Lo scopo: ‘umanizzare’ gli ambienti di ricovero e cura, orientando il progetto a una vera e propria rivoluzione cromatica. Pasquale Ferrante, Direttore scientifico dell’ICCS, si chiede se un ambiente artistico e colorato, in grado di influenzare le emozioni umane e indurre delle risposte fisiologiche, possa anche essere di aiuto nella guarigione dalle malattie. Fra i molti studi scientifici citati, uno pubblicato sull’American Journal of Public Health, afferma che “sebbene vi siano prove che gli interventi artistici siano efficaci nel ridurre gli esiti fisiologici e psicologici avversi, la misura in cui questi interventi migliorano lo stato di salute è in gran parte sconosciuta. La nostra speranza – conclude lo studio – è di stabilire una base per un’indagine continua su questo argomento e di generare ulteriore interesse nella ricerca della complessità dell’impegno con le arti e la salute”.
Un Osservatorio su Arte e Colore presso l’Istituto Clinico Città Studi
Tutto ciò induce Ferrante ad annunciare la nascita di un ‘Osservatorio su arte e colore per l’umanizzazione delle strutture sociosanitarie’. Conclusioni che sono in linea con quelle di altri esperti partecipanti al convegno. Per l’architetto Aldo Bottoli, ad esempio, “la bellezza generica degli ambienti forse non guarisce, ma avvertirne la cura certamente facilita il rapporto tra chi assiste e chi è assistito”. Mentre per lo psichiatra Michele Stuflesser non bisogna pensare solo agli spazi dei pazienti ma anche a quelli riservati agli operatori, che devono poter ‘staccare la spina’ anche con gli occhi quando si allontanano dalla sofferenza e dal dolore che incontrano nel corso del loro lavoro. E per Paola Pellicciari, di Cittadinanzattiva, “dalla necessità dell’umanizzazione delle cure emerge sempre più forte e chiara la necessità di ‘prendersi cura’ anche dei luoghi che curano”.
Conclude i lavori del convegno il Presidente di UNAMSI, Franco Marchetti, medico oltre che giornalista scientifico, secondo cui “anche senza arrivare a degli interventi in cui il paziente viene coinvolto attivamente nelle produzioni artistiche, l’arte può contribuire al benessere dei pazienti anche con il solo fatto di essere fruita. Difficilmente un ricovero in ospedale – osserva Marchetti – viene vissuto come un evento positivo: indipendentemente dalla gravità delle motivazioni che determinano il ricovero, il paziente vive l’ingresso in ospedale con timore, preoccupazione angoscia”. Sentimenti che possono essere attenuati “anche grazie al fatto che l’ambiente sia più o meno accogliente”, conclude il Presidente Marchetti, ricordando come UNAMSI, fra le sue iniziative abbia “messo a disposizione dei pazienti dell’Istituto Tumori di Milano e dei loro care giver una piccola biblioteca per offrire un supporto alle esigenze non solo cliniche e terapeutiche ma anche emotive sia del malato sia di chi lo assiste”.