I dati sul mercato italiano sono stati diffusi in occasione di un Corso di Formazione Professionale per giornalisti tenuto in Sala Stampa Nazionale, durante il quale il Socio Maurizio Maria Fossati ha illustrato il Decalogo antibufale dell’UNAMSI
MILANO – Da gennaio ad agosto 2018 le 10 molecole biosimilari in commercio sul mercato italiano hanno assorbito il 13% dei consumi nazionali contro l’87% detenuto dai corrispondenti originator, con una con una crescita del 19% rispetto ai primi otto mesi del 2017.I dati aggiornati sul mercato italiano dei biosimilari sono stati diffusi in occasione del Corso di Formazione Professionale “Farmaci biologici o biosimilari? Una alternativa sostenibile e più economica per la Sanità italiana”, accreditato dall’Ordine dei Giornalisti e organizzato in Sala Stampa Nazionale, a Milano, con il patrocinio scientifico di SIFEIT (Società Italiana per Studi di Economia ed Etica sul Farmaco e sugli Interventi Terapeutici) e il supporto non condizionato dell’Italian Biosimilars Group.
Al corso è intervenuto come relatore anche il nostro socio Maurizio Maria Fossati, che ha illustrato lo scopo e le finalità della medicina narrativa nel rapporto medico-paziente e il “Decalogo per salvarsi dalle bufale nel Web” redatto da UNAMSI. Quando, infatti, il rapporto medico-paziente non è ottimale e non crea empatia, può accadere che il malato cerchi le risposte alle sue domande in Rete, dal dottor Google. E in Internet si può trovare tutto e il contrario di tutto. Importantissima quindi la verifica delle fonti e lo spirito critico.
I farmaci biologici, per definizione, sono molecole che non possono essere riprodotte in modo “identico” ma “simile” poiché generate con l’ausilio di sistemi viventi (cellule vegetali o animali, batteri, virus ecc.) e dunque intrinsecamente mutevoli nel tempo. I biosimilari, ovvero le copie dei farmaci biotecnologici originatori a brevetto scaduto – i 10 in questione sono epoetine, filgrastim, somatropina, follitropina alfa, infliximab, insulina glargine, etanercept, rituximab, enoxaparina e insulina lispro – non possono sottrarsi a tale regola e pertanto per essere immessi in commercio debbono mostrarsi comparabili agli originatori in termini di qualità, sicurezza ed efficacia.
“Poiché i medicinali biosimilari sono ricavati da organismi viventi, possono presentare rispetto al medicinale di riferimento lievi differenze ritenute non clinicamente significative, poiché non impattano su sicurezza ed efficacia – ha spiegato Giorgio Lorenzo Colombo, del Dipartimento Scienze del Farmaco dell’Università di Milano. – Tutti i medicinali biologici possiedono una naturale variabilità e sono sempre previsti controlli rigorosi per garantire che quest’ultima non comprometta il meccanismo d’azione del medicinale o la sua sicurezza”.
“L’ente regolatorio – ha sottolineato Giuseppe Assogna, presidente di SIFEIT – ha definito i biosimilari ‘intercambiabili con i corrispondenti originatori di riferimento’, in quanto il rapporto rischio-beneficio tra i biosimilari e gli originator è il medesimo e ciò vale ‘tanto per i pazienti naïve quanto per i pazienti già in cura’. E la scelta del miglior trattamento per il paziente resta comunque affidata alla decisione clinica del medico prescrittore, cui compete di operare scelte coerenti con un uso appropriato delle risorse e provvedere ad una corretta informazione al paziente sull’uso di questi farmaci”.