Attese lunghissime per interventi o esami urgenti. Il 4,2% rinuncia alla prestazione nel pubblico, il 3,2 rinuncia a curarsi,il 41,8 paga di tasca propria. I tre esperti di ‘Mario Negri’, ‘Cittadinanzattiva’ e ‘Gimbe’ coinvolti da Unamsi nel corsofpc su “SSN, un patrimonio a rischio di estinzione”. Cartabellotta: “Il tempo della manutenzione ordinaria per il Servizio sanitario nazionale è scaduto”.
Liste d’attesa di due anni per una mammografia di screening, tre mesi per un intervento per tumore all’utero che andava effettuato entro un mese, due mesi per una visita specialistica ginecologica urgente da fissare entro 72 ore, sempre due mesi per una visita di controllo cardiologica da effettuare entro 10 giorni. Sono solo alcuni dati ricavati dalle segnalazioni dei cittadini a ‘Cittadinanzattiva’ nel 2023 e resi noti nelle slide proiettate dalla Segretaria Generale dell’organizzazione, Anna Lisa Mandorino, nell’ambito del corso di formazione professionale continua per giornalisti ‘SSN, un patrimonio a rischio di estinzione’. Corso organizzato da Unamsi, a cui hanno preso parte anche Silvio Garattini, presidente dell’Istituto Mario Negri e Nino Cartabellotta, presidente di GIMBE. Tre grandi esperti di problemi sanitari che fanno parte anche del Comitato Scientifico di Unamsi. Al corso, durato due ore, hanno partecipato oltre 60 giornalisti collegati da tutta Italia.
Una così grande partecipazione è giustificata soprattutto dall’importanza dell’argomento, perché il fatto che Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) sia veramente a rischio di estinguersi se il governo non interverrà al più presto è tutt’altro che teorico, anche ascoltando le testimonianze degli esperti che Unamsi ha riunito. Dalle slide di Mandorino si apprende pure che“per una visita di controllo cardiologica, endocrinologica, fisiatrica con priorità B (da fissare entro 10 giorni) i cittadini di giorni ne hanno aspettati 60. Per una visita ortopedica, sempre con classe d’urgenza B, ci sono voluti addirittura 90 giorni”.
Ed è una situazione che dura ormai da tempo, se è vero che nel 2022, sempre in base ai dati di Cittadinanzattiva, solo il 38,8% degli italiani ha avuto accesso alle visite specialistiche, contro il 42,3 del 2019; fenomeno più accentuato nel mezzogiorno dove la diminuzione è stata di 5 punti percentuali. Inoltre, “a causa di troppo lunghe liste d’attesa ha rinunciato alla prestazione presso il Servizio sanitario nazionale il 4,2% della popolazione, e coloro che hanno rinunciato a curarsi per motivi economici sono stati il 3,2%, mentre è aumentato il numero di chi ha pagato di tasca propria visite specialistiche (41,8%) e accertamenti diagnostici (27,6%).
Una denuncia, quella di Mandorino che ha trovato la piena condivisione di Cartabellotta, che non ha tergiversato ma è andato dritto alla questione:”Il tempo della manutenzione ordinaria per il Servizio sanitario nazionale è scaduto – ha detto – perché di fatto negli ultimi 15 anni tutti i Governi o non hanno finanziato o hanno tagliato la sanità pubblica. Non l’hanno riformata. Per cui oggi il bivio è se vogliamo rilanciare un sistema sanitario pubblico universalisticooppure vogliamo transitare a un sistema misto, cambiando modalità di finanziamento e di organizzazione dei servizi sanitari. Io credo che questa sia la prima risposta che la politica oggi debba dare”. Per il presidente di Gimbe, “occorre anche pensare a un Servizio Socio-Sanitario, che metta insieme Sanità e assistenza sociale, perché oggi i bisogni di una popolazione sempre più anziana sono insieme sanitari e sociali. Ma subito bisogna rimuovere il tetto alle assunzioni perché, fino a quando esisterà, le regioni del sud saranno sempre molto più penalizzate: i Lea non sono autoerogabili, ci vogliono medici e infermieri per attuarli”.
Per Garattini, che ha introdotto il corso, l’attuazione di una vera prevenzione potrebbe già dare una grossa mano alla sostenibilità del SSN, perché se in questo momento le risorse da erogare sono scarse, con la prevenzione sarebbe già possibile ottenere grossi risparmi, in termini di numero di malattie e conseguentemente anche di spesa: “Abbiamo 3 milioni 700 mila diabetici di tipo 2 in Italia – fa osservare il Presidente del Mario Negri – una malattia assolutamente prevenibile con una dieta sana e attività fisica, due cose che potrebbero anche evitare il 50% dei tumori. Si sa poi che il fumo di sigaretta è legato a molti tumori, ma lo Stato ci ricava 14 miliardi… Tutti sappiamo che dovremmo aumentare gli screening importanti, a partire da quello mammografico, ma non si fa abbastanza informazione istituzionale e nelle regioni del sud sono troppo poche le donne che vi si sottopongono. Anche i vaccini sono una forma di prevenzione importante, e il cattivo uso degli antibiotici unito all’uso massiccio che se ne fa negli allevamenti intensivi provoca l’antibiotico-resistenza che causa 10 mila morti all’anno. Perché non si agisce su queste leve? In parte è un problema di politica sanitaria, in parte è la poca conoscenza di questi problemi tra i cittadini”. Per Garattini “ci vorrebbe una rivoluzione culturale. E dovremmo cominciare con il far studiare il concetto di salute un’ora la settimana nelle scuole”.